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Attualità giovedì 30 aprile 2020 ore 16:12

Covid, la voce di chi in montagna è in prima linea

infermieri covid
Foto Asl Toscana Centro

La Asl ha raccolto le testimonianze delle infermiere del presidio ospedaliero di San Marcello riconvertito a presidio Covid di cure intermedie



SAN MARCELLO PITEGLIO — Il lavoro di squadra per combattere il coronavirus. Questa in estrema sintesi l'impressione che si prova ad ascoltare le testimonianze delle infermiere del presidio ospedaliero di San Marcello raccolte dalla Asl Toscana Centro. L'ospedale montano, infatti, in meno di 48 ore il 25 marzo ha visto il reparto di Medicina trasformarsi in reparto di cure intermedie Covid-19 suddiviso, spiega la Asl in percorsi: zona verde, zona gialla e zona rossa.

Le testimonianze sono state raccolte dalle coordinatrici infermieristica, gestionale e di reparto, le dottoresse Erica Gualtieri e Cristina Avere

In poco più di un mese le infermiere dicono di aver capito che "di diverso ci sono solo gli “scafandri”, che hanno sostituito le nostre comuni divise e la preoccupazione di infettarsi, che razionalmente dovrebbe essere sempre presente nella nostra attività, ma che comunque ora è più pressante e diventa ancor più esasperante quando torniamo a casa e ci rapportiamo ai nostri cari, talvolta fragili".

C'è Veronica, che racconta di essersi isolata dai suoi affetti proprio per proteggerli e Rosita che spiega che talvolta, a causa del suo lavoro da infermiera, avverte diffidenza, quasi emarginazione nei propri confronti da parte delle persone. 

"L'attività infermieristica si basa principalmente sul prendersi cura ed è questo che continuiamo a fare : idee, emozioni, angosce e speranze ci accomunano ai nostri malati, che come noi sognano di rivedere un volto amico, sentire sulla pelle un raggio di sole. E il nostro lavoro che si basava sul contatto, sulla vicinanza non è diventato un lavoro più asettico, non ha mutato la sua essenza, perché la battaglia si vince prendendosi cura delle persone".

Sandra, si legge ancora nella raccolta di testimonianze, dice che questo periodo se lo vuole ricordare come un periodo basato sul senso di responsabilità e sul valore degli altri e teme che alla fine della pandemia questo senso di solidarietà ci potrà mancare. Cristina è orgogliosa del suo team che ha veramente fatto squadra in questo particolare momento e sottolinea l’importanza della sanità pubblica che si è fortemente attivata al fine di dare risposte anche non ospedaliere a questa patologia, ricordando che il setting di cure intermedie attivato nel presidio "Lorenzo Pacini", è dedicato a pazienti stabili clinicamente, ma non ancora negativi ai test virologici .

E con le visite non consentite da parte dei familiari ai degenti come se la sono cavata al "Pacini"? "Abbiamo ricavato un breve tempo in cui facciamo fare ai pazienti le videochiamate con i loro ai familiari. Anche queste attenzioni si aggiungono al percorso di cura".


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